Da ore sfogliava il pesante manuale sulla scrivania non riuscendo ad andare avanti nella lettura, fissava solo le immagini di quegli uccelli dalle lunghe code ormai estinti da cento milioni di anni. Le sembrava incredibile come alcune delle loro piume fossero arrivate fino ad oggi intrappolate nell’ambra e ancora più incredibile che da lì a pochi giorni avrebbe avuto l’opportunità di vederne alcune di persona. Poteva immaginarli quegli uccelli che solcavano il cielo e fendevano l’aria, poteva immaginare i loro piumaggi, macchie di colore su tela azzurra.
Gli studiosi si erano interrogati a lungo su quelle lunghe piume, probabilmente era un meccanismo di difesa il loro: potevano sacrificare la loro coda come le lucertole, un modo come un altro per fregare i predatori. Era sempre stata affascinata dalla capacità di alcuni esseri viventi di autoripararsi dopo un danno. Non era la prima volta che le capitava di stupirsi di fronte a una delle tante dimostrazioni di resilienza che la natura era in grado di offrire.
Decise di lasciar perdere per qualche istante il grande tomo davanti a sé e di controllare che nella valigia ci fosse tutto il necessario: la documentazione del centro di ricerca, l’autocertificazione sugli scopi del viaggio, il passaporto. Controllò per l’ennesima volta le previsioni meteo delle prossime settimane a Pechino prima di passare in rivista i vestiti e le scarpe che aveva deciso di imbarcare. Si ricordò che non aveva portato niente per la cena sociale che l’università aveva organizzato per accogliere tutti i ricercatori che sarebbero arrivati da almeno sette paesi diversi, cercò nell’armadio un vestito appropriato e si sforzò di ricordare dove fossero i sandali rossi col tacco.
L’ansia per la partenza iniziava a farsi sentire, accese la radio sperando in un aiuto dalla musica e si sedette sul divano con un pezzo di cioccolato in mano.
Staccò piano la mascherina dal cellulare e recuperò un bigliettino piegato in quattro su cui c’era scritto “In bocca al lupo, saprai cosa fare!” e l’ansia piano piano andò via, sapendo che ci sarebbe sempre stato qualcuno che credeva in lei.

L’arrocco del riccio, 22 marzo 2020
#riccio #larroccodelriccio #leggere #scrivere #iorestoacasa #quarantena #viaggi #storie

Grazie a Francesco, Simona, Riccardo e massimo (rigorosamente in minuscolo) per avermi suggerito le parole da inserire nel racconto: mascherina, lunghe code, autocertificazione, aria, cielo, musica, tela, colore (pittura), resilienza, sandali, cioccolato.